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Il vino non è una fonte di resveratrolo

Pubblicatodi il Giu 15, 2022 in Di tutto un po', Nutrizione Funzionale
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Purtroppo nel nostro paese esiste ancora una narrativa non corretta dal punto di vista della salute sul vino.

Il settore enologico è sicuramente una parte importante della nostra economia, sia per quello che riguarda l’indotto interno che quello dell’export.

È buono il vino! Eccome. Sto parlando del vino di qualità, ovviamente. 

In una bottiglia di vino troviamo un intero mondo: l’uva, le altre specie vegetali, il suolo, gli insetti, le muffe, le tradizioni, le tecnologie, la cultura, la storia del territorio, le relazioni interpersonali, lo studio, le sperimentazioni, le scelte, le conoscenze di chi lo produce.

Abbiamo la stagionalità, il rispetto della terra, delle piante, la conoscenza della fermentazione, …mille e mille altre cose che ora sicuro dimentico.

Quindi, no, non sono astemia e non ce l’ho col vino, anzi.

Questo articolo si riferisce alla narrativa del vino rispetto alla salute e solo a questo.

Nella nostra cultura il vino è presente da prima di sempre credo, dai tempi degli antichi romani, abbiamo testimonianze nei vasi micenei, cretesi, greci che troviamo nei musei o fotografati nei libri.

In diverse rappresentazioni etrusche troviamo viti, persone con calici, otri, abbiamo vaselame con pampini stilizzati.

I reperti archeologici e storici fanno risalire la storia della vite ai Fenici, che dovrebbero essere stati gli importatori di questa pianta in Sicilia.

Nel secondo dopoguerra, Ancel Keys, un biologo e fisiologo statunitense che si occupava di nutrizione ha effettuato diversi studi, vivendo anche in Italia e possiamo considerarlo il “padre” della dieta mediterranea (ne parliamo in un altro articolo a breve).

Nei suoi studi notò anche come nei paesi del bacino del Mediterraneo il vino rosso fosse sempre presente a tavola. E il vino rosso entrò così nell’immaginario delle cose salutari associate alla “dieta mediterranea”.

Negli anni ’80 del secolo scorso, alcuni ricercatori francesi, per cercare di dare un nome a effetto per un fenomeno che avevano osservato, coniarono la famosa espressione “the French paradox” (il Paradosso Francese).

Il Paradosso Francese sarebbe quel fenomeno per il quale i francesi, seppur con un’alimentazione ricca di grassi animali saturi, presentavano una bassa incidenza di malattia cardiaca coronarica.

Un’osservazione, cioè, che contraddiceva tutta la ricerca nel campo nutrizione-malattie cardiovascolari iniziata poco dopo la II guerra mondiale, più di 30 anni prima.

Davvero, questa cosa contraddiceva tutti i dati raccolti in tutte le altre parti del mondo e agli scienziati i dati che contraddicono tutto il resto piacciono molto, perchè stuzzicano il pensiero.

Bisogna trovare una spiegazione! Agli scienziati piace molto capire e spiegare, quindi ci sono andati a nozze.

L’osservazione successiva fu che i francesi, rispetto alle altre popolazioni studiate, bevevano più vino di tutti, in special modo rosso.

Ed ecco la spiegazione! Il vino rosso contiene sostanze protettive per la salute del cuore e del sistema circolatorio.

Facciamo 2+2: in italia si beve vino rosso dalla notte dei tempi, l’Italia ha un numero di persone con malattie cardiovascolari simili alla Francia.

La somma dà 4: l’abitudine di bere vino rosso degli italiani è positiva per la salute.

E via a supportare studi sulla composizione del vino rosso. Che contiene tante sostanze, tra cui una, oramai super famosa, il resveratrolo.

Ecco com’è iniziata questa narrativa, che continua perché il vino è buono ed è importante per la nostra economia.

La teoria del French Paradox è stata confutata:

al tempo della raccolta dei primi dati i francesi mangiavano in realtà in modo molto più salutare delle popolazioni con cui erano stati confrontati

il vino rosso non ha alcuna azione protettiva sulla nostra salute

Il resveratrolo, la super star di questa narrazione, ha, in letteratura, dati contrastanti sulla propria efficacia se assunto come integratore (attenzione al dosaggio, senti il parere di un professionista della nutrizione e non fare il fai da te).

Il gruppo di molecole al quale il resveratrolo appartiene – i polifenoli – hanno, invece, dimostrato negli anni, di essere efficaci in prevenzione, sopratutto se assunti con il cibo.

Il vino, chimicamente, è una soluzione di diversi composti, in alcool etilico.

L’alcool etilico è il solo composto della famiglia chimica degli alcooli che possiamo metabolizzare senza morirne.

L’alcool etilico, come tutti gli alcooli, ha proprietà microbicide (cosa stiamo usando da due anni per disinfettare? Alcool diluito), quindi è dannoso per tutti i nostri microbioti: intestinale, cutaneo, polmonare, vaginale, oculare, …per tutti.

L’alcool etilico non ci fa bene, non ne esiste una quantità minima raccomandata, va consumato raramente, meglio ancora non consumato, soprattutto se in presenza di malattie importanti.

Quindi, godiamoci il nostro bicchiere di vino quando siamo con gli amici (uno, non mezza bottiglia), non consumiamolo tutti i giorni e, soprattutto, smettiamola di dire che è una fonte di resveratrolo.

Il vino è una fonte di alcool etilico. Cambiamo la narrativa per migliorare la nostra salute.

Lo so, questo articolo scatenerà polemiche infinite, ma era il momento di non stare più zitta.

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Cos’è la dieta

Pubblicatodi il Mag 24, 2022 in Di tutto un po', Nutrizione Funzionale
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La parola “dieta” deriva dal greco e significa “stile di vita”.

I miei pazienti lo sanno, perché lo dico in continuazione.

L’idea che nel mio studio si debba venire quando si è disperati – per una questione di peso o di salute – come ultima spiaggia, perché si uscirà con qualcosa di terribilmente privativo e triste, proprio non mi va giù.

Un’altra cosa che mi scoccia parecchio è, quando ho a che fare con persone che non mi conoscono, che a pranzo o cena, tutti dicono di non guardare nel loro piatto o chiedono a me cosa mangerò. Pensando che io al ristorante chieda la bistecchina con l’insalata!!

Allora, mettiamolo in chiaro una volta per tutto:

dieta non è mangiare petto di pollo scondito e spinaci al vapore senza sale

dieta non è privarsi di ogni gioia a tavola per rientrare nei jeans

dieta non è smettere di uscire con gli amici altrimenti non si dimagrisce

dieta non è intristirsi a tavola finché non si torna nella taglia desiderata

dieta non è seguire un protocollo nutrizionale fino al prossimo esame del sangue per vedere come va il colesterolo

Una cosa molto importante da ricordare sempre è che

dieta non è solo quello che mangi

Dieta è

  • le scelte nutrizionali che fai
  • le scelte che fai al momento della spesa
  • come decidi di cucinare i tuoi pasti
  • con chi consumi il tuo cibo
  • gli orari in cui mangi
  • i piatti e le posate che usi
  • se usi integratori, quali assumi

Ma dieta è anche:

  • come affronti la giornata
  • le persone che decidi di avere nella tua vita
  • l’attività fisica che fai e quanta ne fai
  • le tue ore di sonno
  • le tue ore di svago
  • le cose che ti piace fare e il tempo che dedichi a queste
  • i pensieri che ti accompagnano nei vari momenti della giornata e a quali presti attenzione
  • le scelte che fai e quelle che non fai

Quindi, cosa aspettarsi da un incontro con me?

Sicuramente un protocollo nutrizionale (e includo quello di integrazione in questo), ma che cerco di creare tenendo conto della tua situazione di salute e della tua vita.

Non è necessario mangiare cibi tristi e sconditi per tutelare e migliorare la nostra salute, ma è importante scegliere quali e quanti cibi mettere a tavola.

Sicuramente io chiedo di cercare di organizzare i pasti e la spesa, ma lo faccio, appunto, perché tu inizi a prenderti cura di te e a dedicare le giuste attenzioni alla tua alimentazione.

Questa è la cosa più importante: iniziare a pensare a come ci nutriamo come modo per prendersi cura di sé.

Un atto di amore e attenzione verso di te.

Ed è una cosa importantissima.

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Perché organizziamo i controlli?

Pubblicatodi il Mar 11, 2022 in Di tutto un po'
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I controlli sono fondamentali nel percorso insieme.

Abbiamo parlato di come è strutturata la prima consulenza in un altro articolo (clicca sul testo evidenziato se lo vuoi leggere o rileggere).

Vediamo cosa succede durante le visite di controllo:

  • ti chiedo come stai, come hai passato il periodo tra l’incontro precedente e quel momento
  • ti chiedo se hai delle domande – una qualsiasi domanda – sullo schema alimentare e di integrazione, su come ti senti, su cosa è successo
  • ti misuro, così, numeri alla mano, possiamo prendere decisioni
  • ti spiego cosa è successo al tuo corpo alla luce delle misure e di cosa mi hai raccontato
  • a seconda di come sono andate le misure e i cambiamenti che mi hai racontato tu , decido se è il caso di cambiare qualcosa nello schema nutrizionale e/o in quello di integrazione
  • ti spiego il perchè non cambio nulla o cambio qualcosa e cosa
  • prendiamo un appuntamento per il controllo successivo
  • come sempre, ti faccio la fattura, che è detraibile in dichiarazione dei redditi e che mi devi saldare con bancomat o carta di credito
Quindi…a cosa servono i controlli?

Sicuramente non a pesarsi sulla mia bilancia

I controlli non sono una cosa di due minuti per controllare il numero del peso. Sono degli incontri strutturati, utili a farmi domande, raccontarmi cosa ti è successo, a fare modifiche se servono, a capire a che punto sei.

C’è una cosa molto importante che ho bisogno di dirti:

A me non interessa se hai seguito no il piano che ho pensato per te,

non sono qui per giudicare nessuno.

Sono qui per aiutarti e se non ci vediamo regolarmente, o se non mi vieni a raccontare eventuali problemi, non posso farlo

Se sposti i tuoi controlli, o li cancelli, perchè non hai seguito lo schema che ti ho proposto, non ti aiuti.

Perchè senza incontrarci regolarmente, io non posso fare nulla per supportarti e ccompagnarti lungo il tuo percorso di cambiamento verso una versione migliore di te:

quella in salute.

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Nutrizione funzionale e alimenti funzionali

Pubblicatodi il Gen 4, 2019 in Nutrizione Funzionale
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Leggiamo sempre più spesso di alimenti funzionali e super foods, cosi come di Nutrizione Funzionale e spesso come se fossero la stessa cosa.

Non è propriamente cosi

Gli alimenti, per dirsi funzionali, devono apportare a chi li assume benefici che superino il loro valore nutrizionale
sui suoi organi – che lo consuma.
. Comprendono una vasta gamma di cibi, tra cui, alcuni tipi di prodotti industriali. Da definizione, un alimento funzionale possiede una bioattività, cioè è in grado di svolgere un’azione sull’organismo vivente – o

Vi rimando all’interessante articolo della mia collega Dottoressa Giovanna Pitotti per un bell’approfondimento, qui

La Nutrizione Funzionale è una disciplina che aggiunge all’approccio della Medicina Funzionale la parte nutrizionale.

Come per la Medicina Funzionale, anche per la Nutrizione Funzionale, il paziente è al centro di tutto l’intervento. Intervento volto ripristinare un equilibrio che è venuto a mancare in un momento del passato e che ha causato un “crollo del sistema” della persona che noi professionisti abbiamo davanti.

Inoltre, la condizione del paziente non è vista come uno stato, ma come un processo, qualcosa di dinamico e il Nutrizionista Funzionale deve occuparsi del passato e del futuro del suo paziente, non soltanto del suo presente.

Per questo motivo, il percorso insieme non sarà limitato a poche settimane e i piani nutrizionali potranno essere diversi durante il cammino insieme, in modo da far fronte alle mutate esigenze della persona che si rivolge a noi.

In Nutrizione Funzionale, si prende in considerazione la bioattività, o la potenziale bioattività, di ogni alimento, non solamente di quelli considerati funzionali per convenzione.

I frutti rossi, l’olio extravergine di oliva, il cioccolato, sono alimenti che rientrano nella definizione ufficiale di “funzionale”, ma chi si occupa di Nutrizione Funzionale non solo conosce tutte le proprietà di questi cibi oramai famosissimi, sa anche che carboidrati, grassi e proteine hanno una bioattività. In aggiunta, sa che alcuni alimenti noti ai più perché “salutari” possono, in alcuni casi patologici, o di squilibri ormonali, fare più male che bene. In questi casi, quindi, ne limiterà o escluderà l’assunzione, per periodi più o meno lunghi. di bas

Pertanto, a partire dagli effetti bioattivi dei macronutrienti – glucidi, protidi, lipidi  – sino ad arrivare a quelli dei microelementi – vitamine, sali minerali – per proseguire con l’acqua, il Nutrizionista Funzionale potrà stilare uno o più piani tagliati sartorialmente per la persona che a lei o lui si rivolge. 

L’integrazione riveste un ruolo importante in Nutrizione Funzionale, da suggerire ovviamente soltanto in caso di necessità accertata. La scelta delle combinazioni di supplementi alimentari (gli integratori) si affiancherà a quella delle aziende produttrici piu serie in termini di produzione e scelta delle materie prime.

Oltre a ciò, chi si occupa di Nutrizione Funzionale, prende in considerazione aspetti non propriamente nutrizionali della vita dei suoi pazienti, quali, per esempio, l’atteggiamento alle eventuali patologie, il racconto interiore, l’attivita fisica, la socializzazione. Potrà quindi suggerire ai propri pazienti di rivolgersi ad altri professionisti, per indicarne due tra i tanti, psicologi e personal trainer.

In conclusione: conoscere tutti gli alimenti funzionali disponibili e occuparsi di Nutrizione Funzionale non sono la stessa cosa, il secondo approccio sposta l’asticella dell’approccio nutrizionale un po’ più avanti, verso quello che io e alcuni miei colleghi pensiamo che sarà il futuro della nostra disciplina.

 

Referenze

https://www.nutrition.org.uk

https://www.eatright.org

“Paleo” Banana-bread del riciclo

Pubblicatodi il Mag 4, 2018 in Le ricette
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Il Banana-bread è un dolce tipo plum cake di origine americana, facile da preparare e molto utile per recuperare le banane troppo mature. A seconda di cosa altro avete disponibile in dispensa e che sta per scadere, vi consiglio di arricchirlo con cioccolato fondente o frutta secca.

Questa versione è senza glutine e senza derivati del latte, adatta a celiaci, intolleranti al lattosio, a chi segue un’alimentazione di tipo antinfiammatorio.

Ingredienti

(6-8 porzioni)

120 g di farina di mandorle

4 cucchiai di cocco rapè

2 banane e 1/2

3 uova da galline free range

1 cucchiaino di miele

1 cucchiaino di bicarbonato

una manciata di uvetta o 2 datteri o 2 albicocche secche (a seconda dei gusti)

1 pizzico di sale

1/2 banana per guarnire

circa 40 g di cioccolato fondente

Procedimento

Mescolare la farina di mandorle, con il cocco rapè, il bicarbonato, il sale e il cioccolato tritato grossolanamente al coltello.

In un robot o nel bicchiere del frullatore mettere le uova, il miele, le banane e la frutta disidratata se si gradisce usarla. Frullare alla massima potenza per un paio di minuti, o comunque fino a quando il composto diventa omogeneo.

Aggiungere gli ingredienti umidi a quelli secchi e mescolare con delicatezza.

Ungere uno stampo da plumcake con olio di cocco o olio extravergine di oliva dal sapore delicato e cospargere di cacao in polvere o farina di mandorle, versare il composto.

Cuocere per 45-50 minuti a 180º nel forno statico.