Un dolcino ogni tanto è ammesso in qualsiasi regime nutrizionale, con le dovute accortezze: di preparazione e di frequenza di consumo.
Per me è molto importante anche preservare la tradizione del giorno di Festa a tavola e, in occasione di un pranzo domenicale estivo in famiglia, ho pensato a un budino senza zucchero, senza glutine, senza lattosio o caseine.
Un budino adatto praticamente a tutti: per un’alimentazione antinfiammatoria, chetogenica, per celiaci, per intolleranti al lattosio. Fresco e profumato, indicato per l’estate e per qualsiasi periodo dell’anno
Ho usato i prodotti di Chokkino un’azienda che mi piace molto. Ho anche un codice sconto attivato per i miei pazienti e followers, potete chiedermelo in un messaggio su instagram!
Ingredienti (per 4 budini monoporzione)
250 ml di acqua
3 misurini di latte di cocco in polvere Livebetter (l’azienda del Chokkino)
3 misurini di cacao amaro Livebetter
2 uova da galline felici
Procedimento
Scaldate l’acqua e sciogliete il latte di cocco in polvere (come alternativa, vanno bene 300 ml di latte di cocco cena zucchero, oppure 4 cucchiai di latte di cocco “fullfat” diluito in 250 ml di acqua).
Aggiungete le due uova e mescolate molto bene, velocemente, in modo che le uova non si cucinino.
Aggiungete il cacao amaro e mescolate benissimo, non devono formarsi grumi!
Mettete 4 stampini monoporzione di silicone (o di alluminio, ma sapete che non amo gli usa-e-getta) nella pentola a pressione e riempiteli con il composto, poi copriteli con un pezzetto di carta stagnola.
Aggiungete sul fondo della pentola due dita di acqua, chiudete la pentola a pressione e cucinate 12-15 minuti dal fischio (fate le prove, io oramai conosco le mie pentole a pressione meglio di me stessa e so sempre quanto tempo mi serve per ogni preparazione). in alternativa, cucinate, sempre a bagnomaria, in forno a 150°, per 30-45 minuti, anche qui dipende dal forno.
Scaduto il tempo, sfiatate la pentola a pressione immediatamente ed estraete i vostri stampini.
Lasciateli una notte in frigorifero, potete anche lasciali un giorno e una notte, diventeranno ancora più “cioccolatosi”.
Al momento di servirli, sformateli su dei piattini e guarnite a piacere. io ho usato due fragole, un poco di cocco rapè e la granella di cacao caramellata, sempre di Livebetter. Questa guarnizione è adatta per un’alimentazione antinfiammatoria, senza glutine e senza latticini
Se seguite un’alimentazione di tipo chetogenico (o antinfiammatorio), potete usare un ciuffo di panna di cocco.
Le polpette sono un piatto tipico del recupero della tradizione italiana. Io le adoro, fatte di qualsiasi cosa! Carne, pesce, legumi, verdura: non so resistere alle polpette.
Di solito si preparavano con gli avanzi, in modo da non buttare nulla. Qui da me a Bologna, quelle fritte e fatte con la carne del brodo erano il piatto tipico del lunedì, le faceva spesso anche la mia nonna.
Queste nascono per voglia e non per necessità, quindi non ho recuperato un granché, un poco di pane grattugiato e due cucchiai di farina di mandorle che mi era rimasta in un barattolo ed era troppo poca per essere usata in altro modo.
Ingredienti
Per circa 30 polpette (ma dipende da quanto le fate grandi) e 2/3 persone
200 g di carne di manzo magra macinata due volte
250 g di spinaci surgelati – pesati appena tolti dal freezer
1 uovo
4 cucchiai di pane grattugiato
2 cucchiai di farina di mandorle
3 cucchiai di semi misti
Procedimento
Tirare fuori dal freezer gli spinaci, farli scongelare in frigo in un colino tutta la notte, oppure nel microonde per qualche minuto e poi lasciarli scolare bene nel colino per un’oretta circa.
Macinare due volte nel tritacarne il manzo magro, per me lo ha fatto il macellaio. Se non avete il tritacarne, va benissimo usare un mixer.
Strizzare benissimo gli spinaci e tritarli nel mixer.
Mescolare bene in una ciotola la carne, gli spinaci, l’uovo e il pane grattugiato. Aggiungere sale e pepe a vostro piacimento.
Con le mani bagnate, ottenete le polpette dal panetto dell’impasto, le mie erano poco più grandi di una noce, ma ognuno ha la sua misura preferita per le polpette!
Prendete la farina di mandorle e i semi misti – io avevo semi di lino, sesamo, papavero e zucca, va benissimo qualsiasi seme abbiate in casa e metteteli in un piatto. Rotolateci dentro le palline di composto, in modo da coprirle bene
A questo punto, mettete a scaldare un poco di olio extravergine di oliva in una padella capiente, quando sarà caldo, rosolate le polpette
Sfumate con un goccio di vino bianco quando saranno rosolate e poi mettete il coperchio. lasciatele cucinare per una decina di minuti circa.
E le polpette di carne e spinaci sono pronte!
Le ho volute mangiare con una smplice insalata di rucola fresca, ma potete accompagnarle con la verdura, cotta o cruda, che preferite.
Se le provate a fare, fatemi sapere se vi piacciono
We are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast
(Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi)
Jonathan Safran Foer. 2019. Penguin Books Ltd (Guanda). Ebook e cartaceo
La premessa è che non amo Safran Foer.
“Molto forte, incredibilmente vicino” è stata una scalata senza attrezzatura e con le mani ferite, non finiva più, ho arrancato dall’inizio alla fine.
Quindi, non ho mai più letto nessun libro di questo autore. Poi, per caso, mi è capitato tra le mani “We are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast (Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi) e ho deciso di leggerlo perché l’argomento del cambiamento climatico e di cosa si possa fare all’atto pratico mi interessa molto.
Non avendo più seguito nulla dell’autore negli ultimi 15 anni, non sapevo avesse scritto un libro sull’alimentazione a base vegetale e che fosse vegetariano.
Chiaramente, ho faticato anche con questo libro. Se non c’è sintonia con un autore, non si crea soltanto stando lontani tanti anni.
Ho apprezzato molto la prima parte, nella quale Safran Foer spiega come si crei la consapevolezza della propria importanza nelle persone comuni per quanto riguarda crisi importanti: la II guerra mondiale, l’Olocaustola lotta per i diritti delle persone di colore, le prime campagne vaccinali.
Dalla seconda parte in poi, il libro entra nel vivo dell’argomento cambiamento climatico, che conseguenze avrà per il genere umano e cosa ognuno di noi può fare ogni giorno per evitare l’estinzione di massa dell’umanità.
Ci racconta anche i dubbi e dilemmi personali dell’autore, che addirittura confessa di non essere così vegetariano come si credeva pubblicamente.
Ho apprezzato davvero tanto la sua onestà intellettuale e il suo mettersi a nudo, il raccontarci le sue debolezze.
Non so se l’azione intorno alla quale verte tutto sia possibile, sicuramente un cambiamento produttivo di un settore alimentare è richiesto e tutti noi possiamo fare il nostro pezzetto.
Insisto sempre sulla qualità degli alimenti scelti per la propria alimentazione e di essere sempre consapevoli delle tecniche produttive, oltre che la nostra salute, anche l’ambiente e i nostri bambini ci ringrazieranno.
Ecologia umana è stata una delle mie materie preferite all’università, questa lettura è stata un aggiornamento, in termini “laici” a quello che ho studiato.
A chi consiglio questo libro: a tutti. È fondamentale capire come l’atto di nutrirsi sia strettamente connesso con l’ambiente e Il futuro.