Purtroppo nel nostro paese esiste ancora una narrativa non corretta dal punto di vista della salute sul vino.
Il settore enologico è sicuramente una parte importante della nostra economia, sia per quello che riguarda l’indotto interno che quello dell’export.
È buono il vino! Eccome. Sto parlando del vino di qualità, ovviamente.
In una bottiglia di vino troviamo un intero mondo: l’uva, le altre specie vegetali, il suolo, gli insetti, le muffe, le tradizioni, le tecnologie, la cultura, la storia del territorio, le relazioni interpersonali, lo studio, le sperimentazioni, le scelte, le conoscenze di chi lo produce.
Abbiamo la stagionalità, il rispetto della terra, delle piante, la conoscenza della fermentazione, …mille e mille altre cose che ora sicuro dimentico.
Quindi, no, non sono astemia e non ce l’ho col vino, anzi.
Questo articolo si riferisce alla narrativa del vino rispetto alla salute e solo a questo.
Nella nostra cultura il vino è presente da prima di sempre credo, dai tempi degli antichi romani, abbiamo testimonianze nei vasi micenei, cretesi, greci che troviamo nei musei o fotografati nei libri.
In diverse rappresentazioni etrusche troviamo viti, persone con calici, otri, abbiamo vaselame con pampini stilizzati.
I reperti archeologici e storici fanno risalire la storia della vite ai Fenici, che dovrebbero essere stati gli importatori di questa pianta in Sicilia.
Nel secondo dopoguerra, Ancel Keys, un biologo e fisiologo statunitense che si occupava di nutrizione ha effettuato diversi studi, vivendo anche in Italia e possiamo considerarlo il “padre” della dieta mediterranea (ne parliamo in un altro articolo a breve).
Nei suoi studi notò anche come nei paesi del bacino del Mediterraneo il vino rosso fosse sempre presente a tavola. E il vino rosso entrò così nell’immaginario delle cose salutari associate alla “dieta mediterranea”.
Negli anni ’80 del secolo scorso, alcuni ricercatori francesi, per cercare di dare un nome a effetto per un fenomeno che avevano osservato, coniarono la famosa espressione “the French paradox” (il Paradosso Francese).
Il Paradosso Francese sarebbe quel fenomeno per il quale i francesi, seppur con un’alimentazione ricca di grassi animali saturi, presentavano una bassa incidenza di malattia cardiaca coronarica.
Un’osservazione, cioè, che contraddiceva tutta la ricerca nel campo nutrizione-malattie cardiovascolari iniziata poco dopo la II guerra mondiale, più di 30 anni prima.
Davvero, questa cosa contraddiceva tutti i dati raccolti in tutte le altre parti del mondo e agli scienziati i dati che contraddicono tutto il resto piacciono molto, perchè stuzzicano il pensiero.
Bisogna trovare una spiegazione! Agli scienziati piace molto capire e spiegare, quindi ci sono andati a nozze.
L’osservazione successiva fu che i francesi, rispetto alle altre popolazioni studiate, bevevano più vino di tutti, in special modo rosso.
Ed ecco la spiegazione! Il vino rosso contiene sostanze protettive per la salute del cuore e del sistema circolatorio.
Facciamo 2+2: in italia si beve vino rosso dalla notte dei tempi, l’Italia ha un numero di persone con malattie cardiovascolari simili alla Francia.
La somma dà 4: l’abitudine di bere vino rosso degli italiani è positiva per la salute.
E via a supportare studi sulla composizione del vino rosso. Che contiene tante sostanze, tra cui una, oramai super famosa, il resveratrolo.
Ecco com’è iniziata questa narrativa, che continua perché il vino è buono ed è importante per la nostra economia.
La teoria del French Paradox è stata confutata:
al tempo della raccolta dei primi dati i francesi mangiavano in realtà in modo molto più salutare delle popolazioni con cui erano stati confrontati
il vino rosso non ha alcuna azione protettiva sulla nostra salute
Il resveratrolo, la super star di questa narrazione, ha, in letteratura, dati contrastanti sulla propria efficacia se assunto come integratore (attenzione al dosaggio, senti il parere di un professionista della nutrizione e non fare il fai da te).
Il gruppo di molecole al quale il resveratrolo appartiene – i polifenoli – hanno, invece, dimostrato negli anni, di essere efficaci in prevenzione, sopratutto se assunti con il cibo.
Il vino, chimicamente, è una soluzione di diversi composti, in alcool etilico.
L’alcool etilico è il solo composto della famiglia chimica degli alcooli che possiamo metabolizzare senza morirne.
L’alcool etilico, come tutti gli alcooli, ha proprietà microbicide (cosa stiamo usando da due anni per disinfettare? Alcool diluito), quindi è dannoso per tutti i nostri microbioti: intestinale, cutaneo, polmonare, vaginale, oculare, …per tutti.
L’alcool etilico non ci fa bene, non ne esiste una quantità minima raccomandata, va consumato raramente, meglio ancora non consumato, soprattutto se in presenza di malattie importanti.
Quindi, godiamoci il nostro bicchiere di vino quando siamo con gli amici (uno, non mezza bottiglia), non consumiamolo tutti i giorni e, soprattutto, smettiamola di dire che è una fonte di resveratrolo.
Il vino è una fonte di alcool etilico. Cambiamo la narrativa per migliorare la nostra salute.
Lo so, questo articolo scatenerà polemiche infinite, ma era il momento di non stare più zitta.
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